L’importanza di una corretta stagionatura dei getti in cls non è mai sottolineata abbastanza. Un’operazione di maturazione appropriata, efficace e pratica assicura una maggiore qualità e durabilità del calcestruzzo.
Al giorno d’oggi è possibile progettare calcestruzzi che durino centinaia di anni, ne è un esempio il faro di Smeaton in Inghilterra (Smeaton Eddystone lighthouse) la cui base in calcestruzzo dura da 250 anni. Un calcestruzzo durevole, che possa essere utilizzato da più generazioni, è di fondamentale importanza per un futuro sostenibile: in questo senso la stagionatura gioca un ruolo importante nello sviluppo delle resistenze e nella durabilità dei getti.
Le nuove Norme Tecniche nel paragrafo 4.1.7 prescrivono che:
“tutti i progetti devono contenere la descrizione delle specifiche di esecuzione in funzione della particolarità dell’opera, del clima, della tecnologia costruttiva. In particolare il documento progettuale deve contenere la descrizione dettagliata delle cautele da adottare per gli impasti, per la maturazione dei getti, per il disarmo e per la messa in opera degli elementi strutturali. Si potrà a tal fine fare utile riferimento alla norma UNI EN 13670-1: 2001 “Esecuzione di strutture in calcestruzzo – Requisiti comuni”.
Le prestazioni della struttura gettata sono quindi fortemente influenzate dalla messa in opera e dalla maturazione dei getti, detta anche stagionatura o curing.
Cos’è il curing?
Il curing comincia immediatamente dopo le operazioni di getto o di finitura (se si tratta di pavimenti), e implica il mantenimento delle appropriate condizioni di temperatura e umidità, sia all’interno che nella superficie del calcestruzzo, per una certa estensione di tempo. Un calcestruzzo adeguatamente stagionato ha un sufficiente grado di umidità al suo interno per continuare il processo di idratazione e di sviluppo della resistenza, per la stabilità dimensionale, resistenza ai cicli di gelo disgelo, all’abrasione e allo scartellamento.
Quando serve stagionare?
Molti progettisti ed esecutori ritengono erroneamente che le operazioni di stagionatura servano solamente per i getti orizzontali, e limitatamente ad alcune settimane estive particolarmente calde. Basta fare una semplice prova tecnica, misurando la differenza di resistenza fra un provino (cubetto) confezionato e maturato correttamente per 28 giorni e una carota dello stesso calcestruzzo presa in opera per rendersi conto dell’entità del problema. Si pensi solamente all’inutilità della prescrizione del copriferro se il calcestruzzo in opera si fessura a causa della mancata stagionatura per l’eccessiva fretta di rimuovere i casseri. La risposta è necessariamente: bisogna stagionare qualunque getto!
Quanto stagionare?
Affinché i livelli di sicurezza stabiliti dal calcolo, passino inalterati nella struttura finita, occorre che vengano prescritte e controllate le operazioni di posa in opera e stagionatura descritte puntualmente nella norma UNI EN 13670. La norma EN 13670 stabilisce 4 classi di stagionatura, in funzione della durata con cui si intende proteggere il getto di ciascun elemento strutturale, come da tabella di seguito riportata (Cfr. Buzziunicem.it). La classe di stagionatura deve essere scelta in funzione della classe di esposizione, del tipo di calcestruzzo, dei copriferri, delle condizioni climatiche e della dimensione degli elementi gettati. Il progettista deve definire la classe di stagionatura nelle “specifiche di messa in opera”.
Tempo di stagionatura minimo per la classe di stagionatura 1 | |||
12 ore | |||
Tempo di stagionatura minimo per la classe di stagionatura 2 (corrispondente ad una resistenza della superficie del calcestruzzo pari al 35% della resistenza caratteristica prescritta) | |||
Temperatura della superficie | Tempo minimo della stagionatura, giorni | ||
rapido | medio | lento | |
+ 25 °C | 1 | 1,5 | 2,5 |
15 °C – 25 °C | 1 | 2,5 | 5 |
10 °C – 15 °C | 1,5 | 4 | 8 |
5° C – 10 °C | 2 | 5 | 11 |
Tempo di stagionatura minimo per la classe di stagionatura 3 (corrispondente ad una resistenza della superficie del calcestruzzo pari al 50% della resistenza caratteristica prescritta) | |||
+ 25 °C | 1,5 | 2,5 | 3,5 |
15 °C – 25 °C | 2 | 4 | 7 |
10 °C – 15 °C | 2,5 | 7 | 12 |
5° C – 10 °C | 3,5 | 9 | 18 |
Tempo di stagionatura minimo per la classe di stagionatura 4 (corrispondente ad una resistenza della superficie del calcestruzzo pari al 70% della resistenza caratteristica prescritta) | |||
+ 25 °C | 3 | 5 | 6 |
15 °C – 25 °C | 5 | 9 | 12 |
10 °C – 15 °C | 7 | 13 | 21 |
5° C – 10 °C | 9 | 18 | 30 |
Dalla tabella si evince che se volgiamo ottenere il grado massimo di prestazioni (classe 4) , se siamo in inverno occorre prolungare le operazioni di stagionatura per almeno 3 settimane.
Il modo migliore di stagionare
E’ senza dubbio quello di applicare Vetrofluid® subito dopo le operazioni di scassero oppure Pavishield® non appena finite le operazioni di frattazzatura sul pavimento. Entrambi sono degli ottimi agenti antievaporanti, spruzzati sulla superficie del calcestruzzo sono il metodo più semplice e sicuro di operare una prolungata stagionatura. Rappresentano il metodo più ecologico e sostenibile;
• I tempi di maturazione di tutti i getti sono in classe 4, sia d’estate che di inverno;
• Consentono l’utilizzo di rivestimenti superficiali (linoleum, resine, malte, parquet, ecc…) senza dover essere rimossi;
• Sono estremamente facili da applicare e completamente atossici;
• Rimangono in profondità nel getto a protezione totale del calcestruzzo e dei ferri d’armatura.
• Impermeabilizzano e proteggono dai cicli di gelo/disgelo e dagli attacchi chimici;
• Sono marcati CE secondo la UNI EN 1504-2 “Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo”.
La corretta maturazione dei getti: Il Curing.